L’audizione del Presidente Tiziano Treu alle Commissioni speciali riunite della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.
Povertà, Mezzogiorno, lavoro giovanile e famiglia. Sono le quattro emergenze nazionali individuate dal CNEL nel Parere sul Decreto di Economia e Finanza 2018 presentato oggi nell’audizione alla Commissione speciale di Camera e Senato dal Presidente Tiziano Treu.
Nel DEF 2018, si consolida l’esercizio di monitoraggio e previsione avviato l’anno scorso con l’adozione di un sottoinsieme di indicatori previsti dal BES, acronimo di Benessere Equo e Solidale, sviluppato da CNEL e ISTAT. Il BES è stato elaborato con il consenso e la condivisione delle parti sociali e delle Associazioni presenti al Consiglio Nazionale ed è un tema ritenuto “di frontiera”, che si inserisce nel quadro dei tentativi di superare il Pil quale unico indicatore del livello di benessere raggiunto da un Paese e di individuare modalità di valutazione dei risultati delle politiche introdotte dai Governi e degli effetti complessivi che tali politiche determinano sulla vita dei cittadini.
“Le nostre considerazioni sono riferite alla situazione congiunturale e al documento ora in discussione, ma si estendono alle prospettive di cui si dovranno occupare in futuro il Def e il PNR” – ha affermato durante l’audizione Treu – “La ripresa economica in Italia ha cominciato a manifestarsi più tardi e continua a svilupparsi con dinamiche più deboli che negli altri paesi europei. Inoltre, dopo la crescita dell’economia verificatesi nel corso del 2017, le informazioni più recenti presentano indicazioni contrastanti, in parte ancora positive, ma con qualche segnale di rallentamento, comune all’area dell’euro. Sono segnali da non sottovalutare, anche perché occorre tenere conto dei rischi di turbolenze e di restrizioni commerciali già manifestatesi a livello globale e delle incertezze dell’attuale momento politico. Tutto ciò induce a ritenere che le scelte del governo dovranno muoversi in un sentiero stretto fra l’esigenza di mantenere il controllo dei conti, interrompendo l’aumento del debito pubblico, e dall’altra parte la necessità di sostenere la crescita nella misura necessaria a permettere quegli interventi sociali di cui il Paese ha bisogno se vuole superare le principali emergenze sociali individuate dal CNEL: povertà, giovani, famiglia, Mezzogiorno” .
Tra le funzioni del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro c’è anche la competenza ad esaminare, in specifiche sessioni istruttorie, il Documento di Economia e Finanza (DEF) e la relativa Nota di aggiornamento che il Governo predispone e presenta al Parlamento.
“La presenza di indicazioni rassicuranti, ma anche di elementi critici, nello scenario offerto dal documento del Governo, sottolinea la necessità di procedere con scelte di politica economica e sociale molto selettive e bilanciate” - ha sostenuto il Presidente del CNEL parlando alla Commissione speciale – “La relativa calma manifestata finora dai mercati finanziari è un elemento positivo, ma la sua durata non è garantita. Potrebbe cessare bruscamente, specie se lo stallo politico si protraesse ancora a lungo e se l’azione di governo non esprimesse scelte realistiche, condivise ed equilibrate”.
Le 4 emergenze segnalate dal CNEL
Sulla povertà – si legge nel Parere del CNEL al DEF - gli interventi recenti in materia, che sono stati sollecitati da un ampio schieramento sociale (l’alleanza contro la povertà) e sono confluiti nel reddito di inclusione (REI) costituiscono un primo passo per il contrasto alla povertà. Ma è un passo ritenuto ancora insufficiente sia per l’ambito della copertura del provvedimento, sia per la poca consistenza delle risorse messe a disposizione. Il CNEL si offre per essere una sede aperta ove i rappresentanti delle forze politiche possano confrontare le loro proposte in tema di povertà al fine di trovare proposte comuni e sostenibili. Se così fosse costituirebbe un forte segnale positivo per l’inizio di questa legislatura.
L’altra grande emergenza nazionale è il Mezzogiorno. “Non ci può essere vera ripresa del nostro Paese senza un reale ripresa del Mezzogiorno. Le carenze gestionali e la scarsa capacità progettuale delle amministrazioni dei vari livelli, a cominciare da quelli locali, hanno gravemente ridotto la capacità di spesa del Sud in molti settori cruciali sia dell’economia sia del welfare (scuola, sanità, assistenza, sociali servizi all’impiego); e hanno impedito l’utilizzo di molti investimenti nazionali ed europei. Dal Sud del Paese arrivano segnali positivi, registrati anche dall’ultimo Rapporto SVIMEZ, ma vanno sostenuti con politiche nazionali rinnovate, anzitutto sul piano economico-industriale attraverso investimenti strategici che puntino alla modifica dei modelli di specializzazione esistenti, estendendo e rafforzando alcuni recenti interventi del governo: dai contratti di sviluppo, ai crediti di imposta a sostegno della nuova imprenditoria giovanile, agli interventi del piano Industria 4.0.
Resta da superare la difficoltà delle imprese meridionali, come delle piccole e medie imprese in genere, ad accedere a questo tipo di strumenti. Una proposta che è stata posta al vaglio del governo, ma da approfondire, è l’istituzione di un fondo specifico per la crescita delle imprese del Sud, che le aiuti nel percorso di crescita.
Sul fronte del lavoro giovanile la situazione è veramente drammatica. “La ripresa del numero degli occupati segnalata dalle ultime rilevazioni dell’Istat non è sufficiente a invertire la tendenza, anche perché la crescita degli occupati si accompagna con una riduzione delle ore lavorate, segno di un aumento del part-time involontario. Inoltre non sono cresciuti solo i lavori a tempo indeterminato, ma crescono ulteriormente le quote di lavoro a termine e variamente precario. Il CNEL segnala, come tutti gli osservatori italiani ed europei, che il percorso da compiere è ancora lungo per tutto il Paese e in particolare per il Sud. Se non si accelera la ripresa dell’occupazione rischiamo di rovinare un’intera generazione. Il compito per sventare questo rischio è estremamente arduo perché pesano ritardi accumulati nel passato. La scarsità di risorse impone che la scelta dei vari strumenti di sostegno all’occupazione proceda da una valutazione attenta dei costi e benefici delle varie opzioni, sulla base di un monitoraggio attento delle ricadute effettive delle diverse misure.
“Ho già avuto modo di segnalare anche in sede parlamentare, in occasione della scorsa legge di bilancio, che il CNEL si è candidato a ospitare il National Competitiveness Board che l’Europa chiede a tutti i paesi di istituire in una sede istituzionale autorevole e autonoma” – continua Treu – “La costituzione di questo Board, dove dovranno essere presenti tutte le istituzioni competenti in materia economica, è particolarmente urgente in un Paese come il nostro che soffre da anni di una capacità produttiva debole e insufficiente a sostenere i livelli di crescita indispensabili per creare ricchezza e lavoro per tutti”.
Il rafforzamento dei servizi all’impiego è indispensabile come complemento alle politiche di creazione di lavoro. Esso richiede più risorse non solo materiali ma anche e soprattutto professionali. Tale obiettivo è tanto più importante nella prospettiva degli attuali mercati del lavoro in cui i lavori saranno sempre più variabili e le transizioni fra lavori diversi più frequenti.
Per favorire la continuità occupazionale nella variabilità dei lavori non basta la difesa del singolo posto di lavoro, ma occorrono servizi efficienti e capillari svolti in collaborazione fra pubblico e privato.
“La politiche familiari e per la natalità” – la 4° emergenza indicata dal CNEL – “devono costituire parte integrante della politica economica del Paese. Le proposte del Consiglio hanno riguardato in particolare due strumenti essenziali: misure fiscali tagliate a misura di famiglia e sviluppo dei servizi di sostegno. Le imposte sul nucleo familiare in Italia continuano ad essere troppo alte, come mostrano tutti i confronti internazionali. Esse vanno ridotte progressivamente per tener conto della funzione svolta dalla famiglia e dei costi che su di essa gravano, in primis quelli di cura e di educazione dei figli. Allo stesso fine è necessario prevedere un nuovo sistema di assegni familiari che aiuti in modo efficace ed equo le famiglie con figli nello svolgimento dei loro compiti.
La famiglia ha bisogno di essere sostenuta non solo con aiuti monetari ma anche con servizi efficienti e accessibili che l’aiutino nello svolgimento dei compiti di assistenza e di educazione: asili nido, scuola a tempo pieno, strutture di assistenza e per familiari non autosufficienti, strumenti di conciliazione fra vita privata e vita professionale.
La proposta: il CNEL come luogo di confronto e proposta
“I problemi sottesi a queste emergenze risalgono nel tempo, hanno radici profonde nella nostra storia e nella nostra politica. Bassa crescita, debole produttività, forti divari nella distribuzione del reddito, alto debito pubblico, invecchiamento della popolazione, insufficiente natalità sono fattori strutturali che pesano da tempo in modo negativo sul futuro del nostro Paese. Questo non è un motivo per non affrontarli con urgenza, anzi. Ma per affrontarli servono soluzioni non improvvisate e azioni di riforma coerenti e continue nel tempo” - ha concluso il Presidente Tiziano Treu – “Occorrono anzitutto politiche di sostegno a una crescita inclusiva e durevole, fondata su basi solide che rafforzino i fondamentali del paese, quelli economici come la competitività di sistema, e quelli sociali come la coesione e la giustizia sociale. Su questi temi il CNEL ha elaborato analisi e proposte delle quali viene dato conto negli allegati al testo principale, che lo arricchiscono e ne completano le motivazioni, indicando piste utili per le azioni future”.
Leggi e scarica il testo integrale del Parere del CNEL sul DEF 2018