“La sfida della Smart Mobility richiede un profondo cambiamento culturale e una decisa politica pubblica della mobilità: non bastano i soldi e le riforme del PNRR ma occorre coinvolgere le parti sociali e i corpi intermedi che oltre a conoscere i bisogni reali della popolazione sono potenti riequilibratori di significato”.
Lo ha detto Gian Paolo Gualaccini, consigliere CNEL e coordinatore della Consulta per la Sicurezza stradale e la Mobilità sostenibile del CNEL, alla vigilia del 30° anniversario dell’entrata in vigore del Codice della strada, “evidenziando la complessità delle problematiche relative al nuovo modello urbano delle Smart Cities” emerse durante il webinar “La sfida della Smart Mobility e il ruolo del Mobility Manager per il futuro della Città”, promosso da CNEL e ISFORT.
“A ognuno di noi piacerebbe vivere nella propria città con un sistema integrato di trasporti, non inquinanti, con una rete verde diffusa, con più sicurezza e con una migliore qualità della vita. Ad oggi, purtroppo, i dati Istat parlano chiaro: oltre il 70% degli incidenti stradali in Italia, a cui corrisponde il 40% dei decessi, avviene in ambito urbano. Tuttavia, affinchè questo cambio di passo avvenga, serve un profondo cambiamento culturale a tutti i livelli, a partire dalle istituzioni, che devono diventare capaci di ispirare una pianificazione urbana di prossimità - ha sottolineato Gualaccini - Non si può avere solo un approccio economico-tecnicistico: è necessaria la partecipazione attiva dei cittadini”.
“La figura del mobility manager, di fatto ancora non operativa, ne esistono in tutta Italia solo 850, se adeguatamente potenziata anche con premialità economiche, può garantire una pianificazione urbana ‘dal basso’ che abbia come scopo la costruzione di città più vivibili”, ha concluso.