"I partiti devono capire che siamo appesi al filo europeo: non si possono fare proposte solo elettorali che stracostano. Bisogna dire e fare cose serie o rischiamo la catastrofe finanziaria". Questa la premessa del presidente del CNEL Tiziano Treu, in un’intervista all'AGI, Agenzia Giornalistica Italia, sui programmi dei partiti in materia di lavoro. Il richiamo di Treu è all'applicazione del PNRR: "Se non seguiamo il Piano e facciamo discorsi impossibili, l'UE non ci trasferirà le risorse di cui abbiamo bisogno come il pane. Se ci togliessero 30 miliardi, saremmo 'in braghe di tela'. L'adempimento del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è una questione quasi pregiudiziale anche per il lavoro. Questo è il presupposto necessario".
Domanda. Cosa risponde al centrodestra che chiede un adeguamento del PNRR
Risposta. Prima bisognerebbe far vedere che siamo capaci di attuarlo ed è un impegno eccezionale. Rischiamo che ci vengano tolti i fondi. Per di più, molte proposte sono costosissime, come la pensione a 41 anni strutturale. Anche le proposte di decontribuzione, avanzate in modalità differente da tutte le forze politiche, hanno un costo e bisogna calcolarlo bene. Quanto agli incentivi alle assunzioni non si negano a nessuno ma da soli non sono sufficienti. È la situazione economica generale che può farli funzionare.
D. I partiti vogliono aumentare l'occupazione di giovani e donne, in particolare al Sud....
R. Giusto ma ricordo che è già il PNRR a dirci che dobbiamo attuare una serie di misure a questi fini. C'è infatti la condizionalità che il 30% dei nuovi occupati sia composto da giovani e donne.
È una cosa fondamentale, ma sembra non sia presa in giusta considerazione: non è una cosa facile da applicare e richiede precisi impegni. I risultati sull'occupazione raggiunti nell'ultimo anno e mezzo non sono venuti dal cielo: sono stati messi in moto investimenti e riforme che hanno a che fare con il PNRR e su questa linea bisogna proseguire
D. E le proposte su contratti a termine avanzate dal PD e quelle sui voucher del centrodestra?
R. Il PD riprende le idee della Spagna dove se l'impresa non stabilizza il lavoratore paga di più. Pare che stia funzionando. Sui voucher credo vadano bene se sono usati per lavori di cura e baby sitter, adottando la regolamentazione francese che funziona da anni. Se invece si vogliono utilizzare per tutto il lavoro stagionale l'idea non mi convince, perché si può fare ricorso a un normale contratto a termine, dando la priorità a chi ha fatto la stagione precedente.
D. Quanto al reddito di cittadinanza, che il M5S difende a spada tratta, il Centrodestra vuole sostituire, Azione e IV intendono riformare profondamente, cosa ne pensa?
R. Esistono indagini comparate tra i vari Paesi europei: basterebbe prendere l'esperienza da chi lo ha da tempo. Il nostro sistema è squilibrato a svantaggio delle famiglie numerose. Bisogna renderlo corrispondente ai bisogni familiari. Poi occorre distinguere le finalità: lotta alla povertà e politiche attive. Naturalmente servono controlli e bisogna far funzionare sul serio le politiche attive del lavoro, una questione che si trascina da 20 anni. Su questo ci sono un po' di soldi e in alcune regioni le cose cominciano ad andare bene come in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, anche un po' il Lazio. Ma nelle regioni del Sud siamo indietro anche perché non c'è il lavoro.
D. Eppure continua ad esserci un forte mismatch, cioè la sfasatura tra domanda e offerta di lavoro, un problema che ci portiamo dietro da anni…
R. La scuola non è correlata alle tendenze del futuro quindi bisogna investire sugli istituti tecnici e migliorare l'orientamento per aiutare i giovani a trovare la loro strada, nonché accompagnare i meno giovani nel processo di aggiornamento digitale, in modo che le opportunità di crescita si traducano in lavoro.
D. E come valuta la proposta PD di azzeramento della tassazione fino 25 anni?
R. Non dico sia sbagliata ma occorre capire quanto costa. Sicuramente c'è sempre più voglia di fare un lavoro indipendente e questa tendenza va sostenuta. L'esempio ancora una volta è quello della Francia, per dare un'autonomia finanziaria minima ai giovani.
D. Cosa pensa della proposta del M5S di redigere un nuovo Statuto dei lavori?,
R. In questi ultimi due anni se ne è parlato molto al CNEL ed è stato depositato un disegno di legge. È un'idea giusta, già molto chiara in Europa, ma va scritta bene; il lavoro era già stato iniziato con lo Statuto del lavoro autonomo del 2017.
D. Infine, il dibattito sul salario minimo…
R. Eravamo abbastanza vicini a una posizione comune. L'Europa ci da' due possibilità: fare una legge o applicare i minimi contrattuali. Credo sia opportuno seguire questa seconda strada perché le parti sociali la preferivano e non mi sembra il caso di mettersi contro sindacati e associazioni datoriali. Però poi bisogna anche fare una legge sulla rappresentatività come indica il programma del PD. Anche al CNEL ci abbiamo lavorato molto ma ci sono ancora resistenze. Non è chiaro come misurare la rappresentatività dei datori di lavoro che sono i più frammentati. I contratti depositati al CNEL sono spesso firmati da associazioni che nessuno conosce. Una legge - conclude - sarebbe importantissima per fermare i contratti pirata.
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