L’attività di Melino Pillitteri in qualità di consigliere coincide in larga parte con la sua funzione di presidente, nella VII consiliatura, della Commissione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali. Si tratta degli anni nei quali al CNEL fanno ingresso per la prima volta i rappresentanti del terzo settore.
L’importanza della attività consiliare svolta da Pillitteri sta innanzitutto in questo: aver messo la sua notevole esperienza sindacale al servizio di tutte le parti sociali, anche di quelle nuove “riconosciute” dalla legge nel 2000, per costruire un quadro condiviso di sostegno e accompagnamento ai progetti per lo sviluppo sociale e la coesione del sistema Paese a livello economico, sociale e territoriale.
Una prima direzione in cui Pillitteri profuse il suo impegno nella Commissione che presiedeva riguardava l’incidenza dell’allora recente riforma del titolo V della Costituzione sulla definizione, la tutela e la garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni sociali.
Affrontando il tema della non autosufficienza con lungimiranza egli indicava uno dei nodi centrali degli scenari che si sarebbero concretizzati negli anni successivi: il progressivo invecchiamento demografico, con i correlati problemi della gestione degli anziani e dei non autosufficienti, l’ampliarsi degli squilibri territoriali, la diminuzione del reddito reale e la contrazione della spesa per i consumi. Con capacità visionaria il CNEL, con Pillitteri, tracciava un percorso con il quale ci si sarebbe misurati per effetto della crisi epocale innescatasi nel 2008.
La convinzione che le organizzazioni facenti capo all’economia sociale fossero elementi capaci di promuovere la crescita occupazionale e sociale del Paese rispondendo – nella logica delle sussidiarietà verticale e orizzontale - alla domanda di solidarietà proveniente da fasce deboli della popolazione, si sposava con l’idea che l’investimento sociale sia tutt’altro che improduttivo, e che fosse indispensabile considerarlo un cardine di politica economica.
Un’altra direzione di indagine alla quale il consigliere Pillitteri si appassionò riguardava l’attenzione ai redditi e ai consumi, nello specifico delle fasce socialmente e demograficamente deboli, per verificare se emergessero per alcune fasce di reddito effetti diversi dell’inflazione rispetto alla generalità della popolazione. In un contesto macroeconomico molto diverso da quello attuale, il CNEL affrontò con Pillitteri da un lato la costruzione di specifici panieri di spesa sui quali calcolare l’inflazione, dall’altro lato la focalizzazione dell’attenzione sul concetto di inflazione repressa, intendendo con tale espressione il costo che il cittadino è costretto a pagare per il ritardo con cui può fare accesso a prestazioni pubbliche.
Tutta la riflessione dedicata da Pillitteri ai sevizi pubblici presupponeva la convinzione della centralità del settore pubblico nella vita economica e sociale, della funzione svolta dalla macchina della pubblica amministrazione e, in particolare, dell’importanza dell’autonomia della dirigenza pubblica.
Insieme all’OCSE la Commissione presieduta da Pillitteri ha a lungo indagato il tema dell’asset building, cioè la costituzione attraverso il risparmio integrato di un patrimonio destinato alle fasce sociali svantaggiate, mettendo in discussione le politiche tradizionali di sostegno al reddito e ipotizzando un quadro di interventi in bilico fra la programmazione centrale e la (allora) nuova tendenza al decentramento dell’erogazione dei servi pubblici.