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BRUNETTA: LE RETI SOCIAL SONO MOSTRI CHE SI SOSTITUISCONO AI CORPI INTERMEDI

BRUNETTA: LE RETI SOCIAL SONO MOSTRI CHE SI SOSTITUISCONO AI CORPI INTERMEDI

L’intervento del presidente del CNEL al Meeting di Rimini

24 agosto 2024

“Ho preso un impegno come presidente del CNEL: dedicarmi alle imprese difficili. La prima impresa difficile è di far tornare in vita i corpi intermedi desertificati. I corpi intermedi sono le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro, sono il volontariato, sono le reti della società civile. E chi ha una rete ha un tesoro, chi ha più reti che dialogano tra loro ha un tesoro all’ennesima potenza e chi sa governare le tante reti a disposizione della società civile ha un tesoro immenso. La società civile è la fertilità del terreno su cui cresce l’economia, la società, i valori. Senza quel fertilizzante nulla può esserci. Nell’era delle grandi transizioni ci sono delle vittime designate, che sono proprio i corpi intermedi, perché conta solo la verticalizzazione, cioè la rappresentanza politica e i singoli individui. E se c’è un vuoto quel vuoto viene riempito da mostri, cioè le reti social governate da algoritmi. Reti che non sono volte a produrre più amicizia, più rappresentanza sociale, più solidarietà, ma più solitudine e più dipendenza. Ma si può dire di no a queste reti distopiche e tornare invece a investire sulle reti che producono beni relazionali. Questo è il compito del CNEL”. Così il presidente del CNEL Renato Brunetta, intervenendo oggi al Meeting di Rimini.

È TEMPO DI UN RINNOVATO PROTAGONISMO DEI CORPI INTERMEDI
“Usciamo da un decennio che ha segnato una crisi della democrazia intesa come svuotamento della rappresentanza e progressiva marginalizzazione dei corpi intermedi, in nome di un’utopia falsificatrice che ha creduto di ridurre la sovranità all’esercizio del diritto di voto. Ma dopo l’illusione di una società disintermediata, è tempo di un rinnovato protagonismo dei corpi intermedi. La priorità è ricostruire con pazienza quella rete di relazioni e quelle sedi istituzionali che danno forma e sostanza ai doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale di cui parla la nostra Carta costituzionale. È una chiave di rigenerazione della democrazia. L’idea stessa dei padri costituenti nel dar vita al CNEL risponde a una consapevolezza che si fa strada nella nuova classe dirigente dell’Italia repubblicana: la rappresentanza politica non è sufficiente a intermediarie tutte le istanze e ad assorbire tutti i conflitti che irradiano e segmentano la società e i processi economici. Servono luoghi in cui possano avere voce e confrontarsi i segmenti sempre più articolati delle istituzioni, dell’economia e della società. Questo è l’impegno che il CNEL sta portando avanti. Vogliamo raccogliere quel che proviene dai vari segmenti della società civile organizzata e indirizzarlo al bene dell’intera collettività”.

AL 
GELO DEMOGRAFICO SI RISPONDE CON IMMIGRAZIONE REGOLARE 

“Le transizioni generano antiche paure. La politica da sola non ce la fa ad affrontare questi cambiamenti. Servono i corpi intermedi. Prendiamo l’immigrazione. Al gelo demografico si risponde con l’immigrazione ma purché sia regolare. E’ quel che gli economisti chiamano emigrazione da domanda e non da disperazione. Flussi di immigrazione regolari generano processi di regolarizzazione in modo naturale. E non c’è da dividersi su questo”.

CARCERI. NO A BANDIERINE E IDEOLOGIA
“Per portare una luce di speranza nel mondo delle carceri dobbiamo rinunciare a bandierine e ideologia. Le sfide del cambiamento richiedono nuove forme di solidarietà. E in quest’ottica uno dei programmi che il CNEL ha portato avanti in questi mesi, insieme al Ministero della Giustizia, è volto a creare un ponte tra carcere e società mediante lo strumento della scuola, della formazione e del lavoro. È un programma indirizzato all’inclusione socio-lavorativa dei detenuti, un’altra impresa difficile, con l’obiettivo della ‘recidiva zero’. Così possiamo vincere tutti insieme questa battaglia di civiltà”.

AUTOMOTIVE. RUOLO CAMERE DI COMMERCIO PER GESTIRE TRANSIZIONE

“L’automotive è un settore eccezionale del nostro Paese ma è destinato a ridimensionarsi. E tutte quelle imprese, quelle persone, quelle produzioni che fine faranno? Non lo sappiamo. Ci vorrebbe un piano industriale, ma ci credo poco. Io credo di più a un corpo intermedio come le Camere di Commercio, che hanno al proprio interno tutto il mondo delle imprese. Le Camere di Commercio possono divenire il catalizzatore perché l’automotive transiti verso qualcosa di nuovo. Penso in particolare al settore aerospaziale, un settore incredibilmente vicino all’automotive”.

SERVONO MODELLI SOCIALI INCLUSIVI E PARTECIPATI
“Dobbiamo costruire modelli di sviluppo sociale inclusivi e partecipati, per attivare circuiti locali di produzione e distribuzione dei cosiddetti ‘beni relazionali’, prodotti immateriali ma altrettanto preziosi e infungibili che possono nascere esclusivamente dalla condivisione volontaria e reciproca dei singoli cittadini, gruppi informali, realtà territoriali, sociali e del volontariato, del privato sociale a vocazione solidaristica, secondo l’ottica della sussidiarietà. Penso, ad esempio, al ruolo delle fondazioni di origine bancaria, come motori di sviluppo umano che integrano la dimensione economica, politica e culturale. Penso al ruolo dei Consorzi di bonifica, una realtà che ha cambiato, per sempre, non solo la storia economica ma anche la fisionomia del nostro territorio. Una realtà che raffigura l’essenza stessa di corpo intermedio, nel proprio esercizio costante di collaborazione e concertazione con gli enti che operano sul territorio per la salvaguardia ambientale”.

UN PATTO SOCIALE PER RIDISEGNARE IL WELFARE E NON SUBIRE LE TRANSIZIONI

“Riprendiamo la strada di un moderno patto sociale, come metodo per una soluzione pienamente ‘politica’, nel senso più alto del termine, dei gravi problemi che concorrono alla crescita delle diseguaglianze, alla diffusione di forme di lavoro povero e precario, alla fuga nel sommerso. Solo così possiamo accompagnare le transizioni per non subirle. È anche una grande occasione per aggiornare e ridisegnare il nostro sistema di welfare. Con il patto sociale si esplica l’intelligenza distributiva in grado di affrontare i cambiamenti, nella convinzione che le grandi sfide del futuro si vincono valorizzando il confronto tra i tanti soggetti della società civile, in vista di uno sforzo comune e condiviso. Le grandi transizioni– ambientale, digitale e demografica – non sono prive di effetti asimmetrici sulle società. C’è il rischio di aprire un solco tra chi dalle transizioni trae benefici e chi, invece, le subisce. Ne consegue che i veri protagonisti dei cambiamenti sono i corpi intermedi, perché inevitabili destinatari dei cambiamenti stessi, mediati dal lavoro, e perché decisori a livello di prossimità delle azioni necessarie a gestirli in modo efficiente ed efficace”.

Sugli stessi temi, l’intervista di Vittadini a Brunetta pubblicata su il Sussidiario.net.

 

Vedi il video dell’intervento di Renato Brunetta al Meeting di Rimini, in un incontro a due con Giorgio Vittadini.