"La questione del Mezzogiorno è una questione nazionale. Il Rapporto Svimez 2018 è utile perché chiarisce bene l'interconnessione tra l'economia del Centro-Nord e quella del Sud del Paese". Il Segretario Generale del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, Paolo Peluffo, in occasione della presentazione del Rapporto Svimez che si è tenuta a Villa Lubin, rilancia il grido d'allarme già espresso nel Parere sul DEF 2018 e riproposto nelle Osservazioni e Proposte alla Nota di Aggiornamento al DEF. "L'economia del Mezzogiorno è strettamente legata a quella dell'Italia Settentrionale, le scelte politiche non possono non tenerne conto". Con Paolo Peluffo hanno discusso del nuovo Rapporto, il Direttore dello Svimez, Luca Bianchi, Claudio De Vincenti, ex-Ministro per il Mezzogiorno e Pier Paolo Baretta, Presidente Res.
Nel 2017 il Mezzogiorno ha proseguito la lenta ripresa ma in un contesto di grande incertezza rischia di frenare. Il PIL è aumentato al Sud dell’1,4%, rispetto allo 0,8% del 2016. Questo dato è stato reso possibile grazie al forte recupero del settore manifatturiero (5,8%), in particolare nelle attività legate ai consumi, e, in misura minore, delle costruzioni (1,7%). La crescita è stata solo marginalmente superiore nel Centro-Nord (+1,5%) ed è stata trainata prevalentemente dalla domanda estera, un risultato inaspettato. Gli investimenti privati nel Mezzogiorno sono cresciuti del 3,9%, consolidando la ripresa dell’anno precedente: l’incremento è stato lievemente superiore a quello del Centro-Nord (+3,7%). La crescita degli investimenti al Sud ha riguardato tutti i settori, ma rispetto ai livelli pre-crisi, gli investimenti fissi lordi sono cumulativamente nel Mezzogiorno ancora inferiori del -31,6% (cifra di molto superiore rispetto al rispetto Centro-Nord, dove si registra -20%).
È stata, invece, forte e preoccupante la contrazione della spesa pubblica corrente nel periodo 2008-2017, -7,1% nel Mezzogiorno, mentre è cresciuta dello 0,5% nel resto del Paese. Al Sud nel 2017 gli occupati sono aumentati di 71 mila unità, +1,2%, mentre al Centro-Nord la crescita è stata di 194 mila unità. Con questo risultato il Centro-Nord ha recuperato completamente i livelli occupazionali pre-crisi, mentre il Sud resta di circa 310 mila occupati sotto il livello del 2008. Il divario con l’Europa riflette il dualismo territoriale del nostro mercato del lavoro, con le regioni del Centro-Nord vicine alla media europea ed il Mezzogiorno lontano di circa 24 punti. Al Sud ha continuato a crescere nel 2017 l’occupazione nell’industria in senso stretto (+3,7%) con ritmi superiori a quelli dell’anno precedente, ed è tornata positiva la dinamica degli occupati nelle costruzioni (+2,8%) dopo la flessione dell’anno precedente. E’, però, rallentato decisamente nel corso del 2017, dopo un biennio di forte crescita, il numero dei dipendenti a tempo indeterminato, connesso in larga misura alla decontribuzione e, in parte minore, alla nuova disciplina dei licenziamenti nelle imprese con più di 15 dipendenti introdotta dal Jobs Act che ha incentivato i datori di lavoro ad assumere lavoratori a tempo indeterminato.
Se i dati sul lavoro, anche se bassi, sono positivi, il vero problema è rappresentato dall'emigrazione, che è tornata a crescere. Uno dei grandi problemi del Mezzogiorno è la qualità dei servizi offerti dalle Amministrazioni pubbliche a cittadini e imprese, come emerge anche dall'ultima Relazione del Cnel sul tema. "Nel Rapporto 2018 ci sono spunti interessanti ma non sviluppati come la qualità dei servizi offerti dalla PA a cittadini e imprese, che è un aspetto strategico delle politiche economiche e di sviluppo, a cui potremmo lavorare insieme Cnel e Svimez", conclude Peluffo.
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