“Sono passati 25 anni dalla morte di Bettino Craxi, ed è veramente giunto il tempo di porre fine alla ‘damnatio memoriae’ nei suoi confronti. Craxi fu un grande statista e un grande leader politico, che ha segnato la storia del nostro Paese nel Dopoguerra. Divenne segretario del Psi nel 1976, traghettando il partito sulle sponde del riformismo e dell’autonomia. Mise in discussione il vecchio armamentario ideologico della sinistra, alla ricerca di nuove letture e nuove risposte per affrontare le sfide della modernità. Divenne un catalizzatore di idee, innovazioni, speranze, nell’ottica dei ‘meriti e bisogni’. Da presidente del Consiglio seppe assumere su di sé la responsabilità e il coraggio del vero uomo di Stato, sia sul piano interno che internazionale. Sempre fedele alla scelta atlantica e occidentale, non ebbe timore nel difendere la sovranità nazionale nei confronti dell’alleato americano. Sfidò il conservatorismo istituzionale, che faceva dell’Italia un paese per molti versi bloccato e incapace di esprimere un’efficace azione di governo. Sfidò il conservatorismo sindacale. Penso in particolare al decreto di San Valentino sulla scala mobile il 14 febbraio 1984, un passaggio che mi vide personalmente coinvolto, al fianco di Gianni De Michelis, e che permise di combattere l’inflazione galoppante e ridare potere d’acquisto ai lavoratori, spezzando la spirale salari-prezzi. Craxi fu vittima di un’operazione giudiziaria e mediatica volta a scardinare, all’inizio degli anni Novanta, il sistema dei partiti della prima Repubblica. Anche in quell’occasione volle mostrarsi coerente e coraggioso, pronunciando alla Camera un discorso a cuore aperto sulle degenerazioni del finanziamento della politica e chiamando tutti a un’assunzione di responsabilità. Prevalse la criminalizzazione, che lo costrinse all’esilio e alla solitudine. È tempo di dare a Craxi il giusto tributo di riconoscenza”. Così in una nota il presidente del CNEL Renato Brunetta.