“La paura che ci attanaglia di fronte alle crisi che stanno vivendo le economie su scala globale è l’altra faccia della medaglia della crisi delle nostre coscienze nei confronti dei nodi irrisolti dentro le nostre società, come quello delle carceri. Non si comprende perché un paese meraviglioso come l’Italia, un paese ricco di cultura e di risorse non sappia onorare l’articolo 27 della Costituzione, che prevede che la detenzione non sia umiliante e degradante e soprattutto che il fine delle carceri non sia la vendetta ma la riabilitazione, la rieducazione, il reinserimento nella società di chi ha sbagliato. E allora abbiamo pensato, insieme al Ministero della Giustizia, a un percorso per portare tanta formazione, tanta scuola, tanto lavoro, tanta normalità dentro le carceri. Perché conviene a tutti. Spendiamo tanti soldi per tenere in piedi il sistema carcerario quando alla fine le statistiche ci dicono che la recidiva raggiunge il 70%. Chi è in carcere non impara nulla se non rancore. Mentre i dati dimostrano che se ci sono strategie di reinserimento e se torna la speranza allora la recidiva scende al 2% fino anche ad azzerarsi. Noi come CNEL ci stiamo impegnando per questo. È un compito difficilissimo, ma lo portiamo avanti coinvolgendo i corpi intermedi, le rappresentanze dei datori di lavoro e dei lavoratori, il volontariato, gli esperti. È una chiamata di responsabilità che rivolgiamo a tutti i mondi organizzati della nostra comunità”. Così il presidente del CNEL Renato Brunetta su Radio Radicale, nella rubrica “Rivoluzione in corso”.
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