“La contrattazione collettiva è fondamentale per l’economia del Paese e ha principalmente un obiettivo anticoncorrenziale. Obiettivo, come stabilito non solo dalla Costituzione ma anche dal sistema di norme e regole del nostro ordinamento, teso ad evitare che imprese o mercati monopsonistici, facciano ribassi sui salari. Questo modello ha funzionato e funziona in Italia da molto tempo come nella maggior parte dei Paesi europei e ha consentito negli ultimi decenni che i salari andassero di pari passo con gli aumenti della produttività. Ma è necessario che la contrattazione collettiva sia monitorata e valutata per evitare fenomeni come i contratti pirata, il dumping e la non compliance”. È quanto ha affermato il presidente dell’INPS Pasquale Tridico nel suo intervento al seminario sulla “Dimensione e qualità dei contratti collettivi nazionali di lavoro” che si è tenuto al CNEL mercoledì 17 luglio in occasione della presentazione della prima analisi CNEL-INPS dei dati dell’Archivio Nazionale dei Contratti. Con il presidente dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale hanno presentato i primi importanti risultati della collaborazione tra i due istituti, il presidente del CNEL, Tiziano Treu, il consigliere Claudio Lucifora e il dirigente INPS Ferdinando Montaldi nel corso di un incontro molto partecipato che è stato aperto dall'intervento del Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro Claudio Cominardi.
“Grande apprezzamento non solo per le finalità del progetto dell’organizzazione e la classificazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro, ma anche per la capacità di far dialogare, mettere in condivisione e far fruttare le preziose informazioni possedute da due soggetti importanti come CNEL e INPS - ha affermato il Sottosegretario al Lavoro portando anche i saluti del Vicepremier e titolare del dicastero Luigi Di Maio - Uguale apprezzamento merita lo sforzo di individuare in che misura i CCNL attualmente depositati al CNEL, per il settore privato circa 800, risultino sottoscritti dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Così l'analisi della loro applicazione da parte delle aziende del numero dei lavoratori il cui rapporto di lavoro è regolato dallo stesso CCNL. Il prodotto di questo impegno non può che essere favorevole alla più ampia riflessione circa le strategie da adottare a difesa delle tutele dei diritti dei Lavoratori nonché delle imprese e della società stessa. Naturalmente la finalità del lavoro non è stata quella di misurare la maggiore o minore rappresentatività delle organizzazioni sindacali, tale attività, infatti, risente ancora della mancanza di una disciplina organica sulla rappresentatività attualmente realizzato utilizzando i criteri giurisprudenziali consolidati negli anni”.
Negli ultimi anni si è registrata una crescita sproporzionata di accordi collettivi nazionali depositati presso l’archivio nazionale del CNEL. Un primo confronto con le informazioni in possesso dell’INPS ha evidenziato che sono molto cresciute le rappresentanze datoriali e sindacali non censite dall'Istituto. A fronte dei quasi 800 CCNL vigenti nel settore privato depositati al CNEL a fine 2018, 381 risultavano i codici INPS che identificano i contratti nelle dichiarazioni contributive.
La questione pone problemi in merito all'applicazione delle norme di legge (ad esempio con riferimento alla disciplina sull'applicazione di benefici normativi e contributivi, o alla norma del codice degli appalti relativa alla clausola sociale), al rispetto delle tutele contrattuali dei lavoratori e nel contenimento della pratica di dumping contrattuale, purtroppo largamente diffusa.
CNEL e INPS stanno dando attuazione a un accordo di collaborazione finalizzato ad analizzare i contratti collettivi nazionali di lavoro censiti nei rispettivi sistemi di rilevazione, armonizzare i due sistemi di codifica dei contratti nazionali incrociando le informazioni e semplificarne la lettura. È stata effettuata una complessa ricostruzione delle cessazioni contrattuali e delle confluenze intervenute negli anni, e ne è emerso un quadro utile a identificare i livelli di copertura del contratto in termini di datori di lavoro dichiaranti e lavoratori ai quali il contratto si applica.
In assenza di criteri certi che definiscano la qualità e il “peso” comparativo dei CCNL, l’attività congiunta CNEL-INPS non costituisce solo un mezzo per razionalizzare l’attività di due pubbliche amministrazioni che elaborano dati su CCNL, ma apre la strada alla definizione di criteri utili a definire quali sono i contratti collettivi di lavoro da considerare come riferimento per un’applicazione univoca, anche a fini giudiziali, della normativa vigente nell'ordinamento.
“La ricerca frutto di una importante collaborazione tra il CNEL e l'INPS, ha cercato di analizzare la rilevanza e la diffusione della contrattazione collettiva Nazionale - ha spiegato il Consigliere del CNEL e docente dell’Università Cattolica, Claudio Lucifora - Fino ad oggi il CNEL attraverso l’Archivio Nazionale dei contratti ha raccolto gli accordi collettivi nazionali, che ormai sono quasi 800, ma di questi non si aveva nessuna informazione quantitativa dei contratti maggiormente applicati. La collaborazione tra CNEL e INPS ha permesso, attraverso l'utilizzo dei dati contenuti negli archivi dei due istituti di accedere a delle informazioni quantitative, quindi di andare a vedere esattamente per ciascuna accordo collettivo quante sono le imprese che lo applicano e quanti sono i lavoratori che ne sono coperti. Le informazioni saranno di importanza rilevante per molte delle proposte di legge che il Parlamento si accinge a discutere, per esempio quella sul salario minimo, quindi speriamo che questo informazioni messe a disposizione del pubblico siano di grande utilità”.
Per Tridico “il lavoro svolto dal CNEL, soprattutto negli ultimi due anni è encomiabile. Un lavoro di divulgazione, ma soprattutto di dialogo sociale, di favorire il dialogo tra le parti sociale, così come esiste in tutti i paesi europei dove esistono consigli e comitati economico e sociali, che hanno importanza notevole proprio per favorire il dialogo sociale tra attori del mondo del lavoro”.
Secondo il dirigente INPS che ha curato con il CNEL il progetto e l'analisi dei dati, Ferdinando Montaldi, “il lavoro che abbiamo sviluppato in collaborazione in questi due anni con il CNEL è un lavoro intenso che ci ha consentito in qualche modo di riuscire a disegnare un primo percorso per finalizzare quelle che possono essere future azioni quello che quello che può essere un rafforzamento delle azioni delle amministrazioni pubbliche tutte, per poter, già da adesso riuscire ad applicare in modo più efficiente, in modo più efficace, quelle che sono normative che ci sono già e ci sono tra l'altro da anni. Le ragioni alla base di questa anagrafe unica dei contratti collettivi nazionali che abbiamo attivato con il CNEL e che in futuro dovrebbe consentirci di acquisire tutte le informazioni attraverso il CNEL dei contratti collettivi nazionali e di popolare quindi anche l'archivio anagrafico dell'Istituto che continuerà, l’INPS ad alimentare quelle che sono le informazioni quantitative con le dichiarazioni contributive con le denunce Uniemens. Quindi quante aziende e quali aziende applicano quei contratti a quanti lavoratori a quali lavoratori quei contratti vengono applicati. L’obiettivo principale è rafforzare le tutele e i diritti dei lavoratori”.
“Il lavoro portato avanti da CNEL e INPS sulla dimensione e qualità dei contratti collettivi nazionali a partire dai dati dei nostri due archivi è fondamentale per capire quali sono i contratti di riferimento per le diverse categorie, cosa mai avvenuta nel nostro Paese - ha sottolineato il presidente del CNEL Tiziano Treu - Per la prima volta i due più importanti archivi sulla contrattazione parlano lo stesso linguaggio. È un passo avanti epocale per capire quanto pesano i singoli contratti a quante imprese vengono applicati, quanti lavoratori rappresentano e chi li ha stipulati. Un lavoro che si inserisce in un quadro europeo che si sta muovendo sulla stessa linea, attraverso un progetto basato ad Amsterdam, dove si sta elaborando un sistema di linguaggio unico, una codificazione condivisa dei contratti collettivi, nei vari paesi europei”.
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