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TRE PROPOSTE PER IL RILANCIO DEL SISTEMA DELL'ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE
Giancarlo Panico
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TRE PROPOSTE PER IL RILANCIO DEL SISTEMA DELL'ISTRUZIONE E DELLA FORMAZIONE

Per contribuire allo sviluppo del Paese occorre mettere al centro dell’agenda politica i temi dell’istruzione e della formazione. Il CNEL propone 3 azioni: rafforzamento dell’orientamento, garanzia della parità di accesso a partire dai più piccoli e formazione permanente, soprattutto alla luce delle continue e rapide evoluzioni del mercato del lavoro”.

 

Ad affermarlo è Gianna Fracassi, vicepresidente CNEL, nell’illustrare un documento della Commissione Politiche sociali e sviluppo sostenibile per rilanciare il sistema dell’istruzione e della formazione, durante un convegno svoltosi oggi a Roma, nella sala del Parlamentino del CNEL, aperto dal presidente Tiziano Treu e conclusi dagli interventi delle parti sociali.

 

Per alcuni di questi temi stiamo valutando la possibilità di predisporre proposte di legge e continueremo a rafforzare anche il confronto istituzionale qui al CNEL, la casa della partecipazione, tra associazioni e mondi spesso distanti tra loro ma che in molti casi trovano la giunta sintesi come accaduto per la stesura del documento sulla scuola. Rimettere oggi al centro del dibattito una strategia nazionale sui temi dell’istruzione e della formazione è un’esigenza sentita da tutti, sia dalle associazioni datoriali che sindacali”, ha aggiunto.

 

Secondo i dati dalla Relazione 2019 del CNEL al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi pubblici un giovane su cinque non ha le competenze di base necessarie per accedere al mondo del lavoro, la dispersione scolastica nel nostro Paese ha superato il 20% (dati Invalsi), è aumentato il numero di studenti che, pur ottenendo un diploma di scuola secondaria di secondo grado, non raggiunge il livello minimo 3 nelle competenze di base in Italiano e Matematica e nemmeno il livello B1 in Inglese (lettura e ascolto). Il fenomeno è presente in tutte le regioni italiane, con picchi preoccupanti in Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.


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