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APPROVATO IL RAPPORTO SU MERCATO DEL LAVORO E CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

APPROVATO IL RAPPORTO SU MERCATO DEL LAVORO E CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

Si evidenzia la buona tenuta del sistema di relazioni industriali

24 aprile 2025

L’Assemblea del CNEL ha approvato, nella seduta del 23 aprile 2025, il XXVI Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva. Il documento è stato predisposto dalla Commissione dell’informazione presieduta dal consigliere Michele Tiraboschi e formata da componenti espressione delle parti sociali rappresentate in seno al Consiglio. Il Rapporto è introdotto da una nota di sintesi che, come da espressa indicazione legislativa, costituisce un esame critico condiviso dei dati disponibili e delle loro fonti a beneficio degli addetti ai lavori e della opinione pubblica.

L’elaborazione del documento è stata preceduta da un’istruttoria che ha preso in considerazione le principali fonti pubbliche che producono per funzione istituzionale informazioni sul mercato del lavoro, ed attinge al ricco patrimonio documentale e informativo costituito dall’Archivio nazionale dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro presso il CNEL.
Per espressa indicazione legislativa il rapporto viene messo “a disposizione delle Camere, del Governo, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro e degli enti ed istituzioni interessati, quale base comune di riferimento a fini di studio, decisionali ed operativi”. 
L’edizione di quest’anno segue lo stesso impianto innovativo inaugurato nel 2024, con l’avvio della XI consiliatura, “un impianto – dichiara il presidente Renato Brunetta - che rafforza il ruolo istituzionale del CNEL e il compito assegnatoci dal Legislatore rispetto alla lettura delle complesse dinamiche del mercato del lavoro e degli assetti evolutivi di quel fenomenale indicatore del metabolismo della nostra economia e della nostra società rappresentato dalla contrattazione collettiva”. 

In un contesto che registra da tempo la frammentazione della rappresentanza e la divisione tra forze sociali sulle principali questioni economiche aperte, è apprezzabile raggiungere in questa sede una lettura condivisa dei dati che caratterizzano le dinamiche del mercato del lavoro, e proseguire sulla strada del potenziamento della capacità di lettura dell’immenso materiale contenuto nell’archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro.
Il Rapporto di quest’anno evidenzia la buona tenuta del sistema di relazioni industriali rispetto alle sfide che il Paese attraversa, con particolare riferimento alla produzione contrattuale delle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative che coprono la quasi totalità dei rapporti di lavoro del settore privato, come evidenzia il sistema ormai consolidato di collaborazione tra INPS e CNEL. Il collegamento fra banche dati pubbliche costituisce un vero patrimonio che mette al servizio del Paese un potenziale informativo ricchissimo, e in questa direzione il CNEL si muove anche rispetto ad INAIL per quanto riguarda le dinamiche infortunistiche sul luogo di lavoro, e rispetto al Ministero del lavoro per quanto riguarda la contrattazione decentrata incentivata. 

A seguire le principali evidenze.

I PARTE: DINAMICHE DEL MERCATO DEL LAVORO

LAVORO. CNEL: OCCUPATI IN CRESCITA DELL’1,5%, RAGGIUNTI I 24 MILIONI

Anche nel corso del 2024, come per il 2023, non si è verificata in Italia una crescita del PIL pari a quella dell’occupazione. In questo contesto di modesta crescita economica, il numero degli occupati (dipendenti e indipendenti) è aumentato dell’1,5%, toccando nell’anno i 24 milioni e segnando un incremento della componente femminile che, per quanto ancora insoddisfacente, supera la quota di 10 milioni. È quanto evidenzia il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: ANCORA DIVARI CON MEDIA EUROPEA SU OCCUPAZIONE FEMMINILE E GIOVANILE
Rispetto ai principali Paesi europei, il mercato del lavoro italiano continua a presentare criticità soprattutto con riferimento all’occupazione femminile e giovanile, che si conferma tra le più basse in Europa con un divario, nella classe età 15-29, rispettivamente di 12,9 e 15 punti percentuali rispetto alla media europea. Forti criticità permangono nei tassi di lavoro sommerso, fra i più alti in Europa, e nell’occupazione della componente più vulnerabile del mercato del lavoro. Per quanto giunto al 62,2%, il tasso di occupazione italiano resta il più basso d’Europa, inferiore di ben 15,2 punti percentuali rispetto alla Germania, di 6,8 punti rispetto alla Francia, di 3,9 punti rispetto alla Spagna. È quanto evidenzia il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: OCCUPAZIONE TRAINATA DA OVER 50
L’occupazione è aumentata di 352 mila unità, trainata dagli over 50 e dalla crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (in aumento del 3,3% rispetto al 2023). Sono aumentati leggermente (+47mila) i lavoratori indipendenti, mentre si contrae del 7% l’occupazione temporanea, che tuttavia interessa ancora una platea superiore a 2,75 milioni di dipendenti. È quanto evidenzia il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: TENDENZA POSITIVA OCCUPAZIONE MA ORE LAVORATE PER DIPENDENTE IN CALO DELLO 0,3%
Malgrado la tendenza positiva, che prosegue da tre anni, non si possono tralasciare valutazioni critiche circa la qualità della occupazione, che dipende dalle tipologie contrattuali utilizzate, dalle ore lavorate nell’arco dell’anno, dalla diffusione del part time involontario. Rispetto al 2023 le ore lavorate per dipendente sono diminuite dello 0,3%, con una diminuzione più marcata nell’industria (-1,1%) e un lieve aumento nei servizi (+0,2%). Lo sottolinea il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva. Rispetto alle stime ISTAT va tenuto conto – si legge nel Rapporto – che vengono conteggiati nei tassi di occupazione anche i periodi di orientamento e formazione svolti in contesto lavorativo, come nel caso dei tirocini extracurriculari, che manifestano nel mercato del lavoro italiano criticità di utilizzo rispetto alla effettiva realizzazione della componente formativa, al pari dell’apprendistato professionalizzante che dovrebbe essere il canale di ingresso privilegiato nel mercato del lavoro. 

LAVORO. CNEL: CONTRATTI TEMPORANEI PRINCIPALE CANALE DI ACCESSO
In un quadro complessivo di crescita dell’occupazione a tempo indeterminato e di quota decrescente dello stock di occupati temporanei, i dati di flusso delle comunicazioni obbligatorie del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, riferiti al periodo gennaio-settembre 2024, informano che le attivazioni di rapporti di lavoro sono state 10 milioni e 142 mila, in crescita del 0,5% rispetto al 2023, ma di queste solo il 16% (nel 2023 il 17,2%) sono state a tempo indeterminato, mentre il resto ha riguardato contratti temporanei (tempo determinato, collaborazioni, lavoro a chiamata, stagionale, somministrazione). I contratti temporanei sono oramai consolidati come il principale canale di accesso al lavoro e il loro utilizzo si dimostra significativamente correlato con il ciclo economico. È quanto evidenzia il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: ANCORA ELEVATO IL PART-TIME INVOLONTARIO
Permane elevato in Italia – sottolinea il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva – il numero di occupati con forme di part-time involontario che, sebbene in calo negli ultimi anni, riguardano ancora la maggior parte dei lavoratori, specie la componente femminile, assunti a tempo parziale, collocando l’Italia sopra la media europea (29,8% a fronte della media UE 27,9%). Sempre in riferimento alla qualità dell’occupazione, da monitorare è anche il fenomeno del lavoro autonomo non genuino, attraverso l’utilizzo di contratti di collaborazione e partite IVA organizzate con orari di lavoro fissi e in regime di mono-committenza. 

LAVORO. CNEL: BASSISSIMA PARTECIPAZIONE DONNE TRA LE PRINCIPALI CRITICITÀ
Il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva segnala come rispetto alla media europea nel 2024 il tasso di occupazione italiano risulti il più basso d’Europa, inferiore di 8,6 punti percentuali e di 12,9 in relazione alla sola componente femminile. Il tasso di occupazione del 62,2 calcolato nella media 2024 è pari a 71,1 per la componente maschile e a 53,3 per quella femminile. Il divario è elevatissimo anche nel tasso di inattività: 24,4% per gli uomini e 42,4% per le donne. La bassissima partecipazione al lavoro delle donne rimane una delle più importanti criticità del mercato del lavoro italiano. 

LAVORO. CNEL: FORTI DIVARI TERRITORIALI
Altrettanto critico è l’andamento dei tassi di occupazione letti in una prospettiva territoriale, con un tasso di occupazione del 69,7% nel Nord del Paese, del 66,8% nel Centro Italia e del 49,3% nel Mezzogiorno. Il Mezzogiorno resta quindi l’area con il più basso tasso di occupazione, inferiore di 12,9 punti percentuali rispetto al tasso nazionale, l’area con il più alto tasso di disoccupazione (11,9%) e di inattività (43,9%) soprattutto della componente femminile. È quanto si legge nel XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: INATTIVITÀ AL 33,4%
Desta particolare attenzione – sottolinea il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva – l’elevato numero di italiani inattivi: si tratta del 33,4% della fascia di persone in età di lavoro, di cui 7,8 milioni sono donne. Rispetto alla media europea, il tasso di inattività riferito alla popolazione italiana con età compresa tra i 15 e i 74 anni è superiore di 7,5 punti percentuali (Italia 42,2%, Europa 34,7% nel 2024). 

LAVORO. CNEL: NUMERO NEET FRA I PIÙ ALTI IN EUROPA MA SI REGISTRA RILEVANTE RIDUZIONE
Nel 2024 i NEET, intesi come i giovani in fascia d’età compresa tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in un percorso di formazione, sono in Italia circa 1,34 milioni. Si tratta di un numero elevato, fra i più alti in Europa che, tuttavia, registra una rilevante riduzione (-4,8%) rispetto all’anno precedente. Nel 33,6% dei casi la popolazione dei NEET comprende i disoccupati, mentre nel 66,4% si tratta di inattivi, dei quali il 33,9% non cerca attivamente lavoro e il restante 32,5% costituisce le cosiddette “forze di lavoro potenziali”, costituite dagli inattivi disponibili a lavorare ma non alla ricerca attiva di un’occupazione e dagli inattivi che cercano un’occupazione ma non disponibili immediatamente. È quanto evidenzia il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: INCIDENZA NEET PIÙ CHE DOPPIA AL SUD RISPETTO AL NORD
Il fenomeno NEET si verifica nelle regioni del Sud con una incidenza più che doppia rispetto a quelle del Nord e, per quanto in corrispondenza del possesso della laurea sia ovunque più basso il numero dei NEET, anche fra i laureati al Sud il valore rimane elevato con il 17,7% contro il 12,7% del Centro e il 7,9% del Nord. L’incidenza più alta di NEET si riscontra per i diplomati con un dato complessivo in Italia del 17,8% (26,8% al Sud, 15,7% al Centro e 11,5% al Nord). La fascia di 15-29enni con un titolo di studio fino alla licenza media registra un’incidenza che si attesta al 21% al Sud, al 9,4% al Centro e al 8,5% al Nord. È quanto evidenzia il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: TASSO OCCUPAZIONE GIOVANI AL 68,7% MA CRITICITÀ SU FORMAZIONE E APPRENDISTATO
Il tasso di occupazione – si legge nel XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva – tra le persone di età compresa tra i 25 e i 34 anni è aumentato dal 68,1% del 2023 al 68,7 del 2024, mentre il rispettivo tasso di inattività è aumentato dal 24% al 24,4% nello stesso periodo. Per quanto riguarda la fascia di età fra i 15 e i 24 anni il tasso di occupazione è diminuito al 20,4% del 2023 al 19,7% del 2024, mentre il rispettivo tasso di inattività è aumentato 73,6% al 75,3% nello stesso periodo. Relativamente alla componente giovanile permangono rilevanti criticità legate alla durata troppo lunga della transizione dalla scuola al lavoro, all’uso improprio dei tirocini formativi e di orientamento extracurriculari, alla ancora limitata diffusione di consolidati percorsi duali di formazione e lavoro, al basso utilizzo dell’apprendistato, alla elevata discontinuità lavorativa e alle forme di lavoro subordinato mascherate come autonomo. L’apprendistato viene troppo spesso considerato solo in funzione della riduzione del costo del lavoro e ancora poco per la sua componente formativa e di incremento della qualità e produttività del lavoro.

LAVORO. CNEL: OSTACOLI SIGNIFICATIVI PER PERSONE CON DISABILITÀ
Le persone con disabilità – si legge nel XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva – continuano a fronteggiare ostacoli significativi nell’accesso al mercato del lavoro nonostante i progressi normativi degli ultimi anni. Si evidenzia un quadro preoccupante caratterizzato da disparità strutturali e difficoltà persistenti, che limitano le opportunità di inclusione lavorativa. Nel 2023 solo il 33% delle persone con disabilità con gravi limitazioni e il 57% di quelle con disabilità non grave risulta occupato a fronte del 62% della popolazione senza condizione di disabilità. La differenza è ancora più marcata tra i disoccupati dove le persone con disabilità rappresentano una quota significativamente più alta, rispettivamente 16,6% e 14,4% rispetto a quelle senza condizione di disabilità 12% (dati Istat 2023). Inoltre, il fenomeno dei ritiri precoci dal lavoro colpisce in misura maggiore le persone con disabilità grave con una percentuale quasi tripla rispetto agli altri lavoratori: 5,7% rispetto a quelle senza limitazioni 2,3%.

LAVORO. CNEL: DUE TERZI DEI GIOVANI CON DISABILITÀ NON LAVORANO NÉ STUDIANO
La condizione dei giovani con disabilità è particolarmente critica con due terzi di loro che non lavorano né studiano, a fronte di una percentuale molto più bassa tra i coetanei senza condizione di disabilità. L’assenza di politiche efficaci rischia di compromettere irrimediabilmente il futuro di un’intera generazione. Per affrontare queste criticità servono interventi concreti a partire da investimenti mirati nella formazione incentivando le aziende a creare ambienti lavorativi più inclusivi e promuovere condizioni contrattuali che garantiscano pari opportunità. È quanto evidenzia Il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

LAVORO. CNEL: INFORTUNI IN LIEVE DIMUNZIONE, MA AUMENTANO QUELLI MORTALI
Nel corso del 2024 risultano in aumento le denunce per malattia professionale (+15.745 pari al 21,60%), che si aggiungono all’aumento del 2023 (+12mila, quasi il 20%). Gli infortuni denunciati all’INAIL nel corso del 2024 sono invece risultati in ulteriore lieve diminuzione (-3.453 lo 0,7%) rispetto al 2023 già in calo rispetto del 16% rispetto al 2022 (-112mila). A livello nazionale, i dati evidenziano un calo, in particolare, delle denunce di infortuni avvenuti in occasione di lavoro (-19%, 8mila in valore assoluto), mentre risultano in aumento (+5%, +4,5mila) quelle relative a infortuni in itinere, avvenuti nel tragitto tra casa e posto di lavoro. Concentrando l’attenzione sui casi mortali denunciati all’INAIL, i dati provvisori del 2024 mostrano un aumento del 4,7% rispetto all’anno precedente, da 1.029 a 1077. A crescere maggiormente sono quelli in itinere da 239 a 280 mentre quelli in occasione di lavoro aumentano di 7 casi da 790 a 797. È quanto evidenzia Il XXVI Rapporto del CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

II PARTE: RELAZIONI INDUSTRIALI E CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

CNEL: RECUPERO DELLE RETRIBUZIONI CONTRATTUALI
Il XXVI Rapporto CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva esplora il patrimonio informativo dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro istituito presso il Consiglio. I dati mostrano alcune linee di tendenza relativamente al 2024. Innanzitutto, si conferma la fase di recupero delle retribuzioni contrattuali, all’interno di una tendenza di lungo periodo che vede i salari in Italia rimasti sostanzialmente stagnanti per tre decenni: crescita dell’1% a fronte del 33% medio dell’area OCSE. 

CNEL: FORTE CONCENTRAZIONE DELLA COPERTURA CONTRATTUALE
Si registra una forte concentrazione della copertura contrattuale, che contrasta fortemente con la frammentazione numerica dei contratti collettivi nazionali di lavoro registrati presso il CNEL. I dati dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro segnalano certamente la presenza di un numero rilevante di contratti in ciascun settore, ma se si utilizza una soglia di rilevanza statistica (ad esempio dell’1% del totale dei lavoratori censiti dal modello uniemens nel settore di riferimento) emerge che i CCNL applicati in modo significativo sono generalmente poche unità. Un esercizio svolto sul settore metalmeccanico e su dati tratti dal flusso informativo uniemens mostra che i primi quattro CCNL si applicano a più del 98% dei lavoratori del settore. I CCNL depositati, ripartiti per settore, che risultano applicati ad almeno l’1% dei dipendenti censiti nel settore attraverso le dichiarazioni uniemens: sono 7 nel settore chimici, 4 nel settore meccanici, 7 nei tessili, 6 negli alimentaristi, 10 nell’edilizia, legno e arredamento, 9 nei trasporti. È quanto evidenzia il XXVI Rapporto CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

CNEL: CCNL SINDACATI PIÙ RAPPRESENTATIVI APPLICATI A OLTRE IL 96% DEI DIPENDENTI SETTORE PRIVATO
Dall’analisi contenuta nel Rapporto CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva emerge che i CCNL sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative sono applicati a oltre il 96% dei dipendenti del settore privato (esclusi “agricoltura” e “lavoro domestico e di cura”) censiti dall’INPS per mezzo del flusso uniemens e al 100% dei dipendenti del settore pubblico contrattualizzati censiti dalla Ragioneria Generale dello Stato per mezzo del Conto annuale delle amministrazioni pubbliche.

CNEL: 722 CCNL SU TOTALE 1.017 APPLICATI A MENO DI 1.000 LAVORATORI
Alla data del 31 dicembre 2024, risultano depositati presso il CNEL 1.017 contratti collettivi nazionali di lavoro, di cui 388 vigenti e 629 scaduti, la maggior parte dei quali non sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil di cui più di 100 da oltre 10 anni. I 1.017 contratti collettivi risultano applicati a 14.628.361 lavoratori. Nel settore pubblico sono stati censiti 23 contratti collettivi, mentre 46 sono gli accordi economici collettivi relativi ad autonomi e parasubordinati. Lo rivela il XXVI Rapporto CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva. Attraverso la connessione dell’Archivio CNEL al sistema informativo uniemens si registra l’esistenza di 461 contratti applicati a meno di 100 lavoratori, e di ben 663 contratti che risultano applicati a meno di 500 lavoratori.  Nel complesso sono 722 i contratti collettivi che trovano applicazione a meno di 1.000 lavoratori.

CNEL: 6,389 MILIONI LAVORATORI CON CONTRATTO IN ATTESA DI RINNOVO
Dei 1.017 contratti depositati al CNEL alla data del 31 dicembre 2024, ben 74 risultano non rinnovati da almeno 10 anni e applicati a 40.123 lavoratori. Il numero complessivo di lavoratori in attesa di rinnovo era al 31 dicembre 2024 pari a 6 milioni 389 mila (nel 2023 erano circa 7,7 milioni), a fronte di 8 milioni 349 mila disciplinati da contratti rinnovati. Al 31 dicembre 2024 la percentuale di dipendenti coperti da CCNL rinnovato era del 56%, con punte del 13% nel settore trasporti, del 19% nel settore meccanica, del 35% nei tessili, del 93% dei chimici e del 95% del terziario e servizi. Lo evidenzia il XXVI Rapporto CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva. 

CNEL: PRATICHE DI DUMPING CONTRATTUALE IN SPECIFICHE AREE GEOGRAFICHE E SETTORI
Il Rapporto CNEL sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva conferma che pratiche di dumping contrattuale sono diffuse in specifiche aree geografiche e in specifici settori produttivi, con particolare rilevanza nel terziario di mercato dove si registra una presenza di contratti collettivi in aperta competizione con quelli sottoscritti dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente più rappresentative. Va infine tenuto conto che i rinnovi contrattuali del 2024 hanno cercato di bilanciare la necessità di tutela dei lavoratori con le esigenze di una più produttiva organizzazione del lavoro, con l'emergere di prime forme di regolazione dei sistemi di intelligenza artificiale, anticipando quella che sarà probabilmente una delle sfide centrali della contrattazione futura e mostrando la capacità del sistema di relazioni industriali di intercettare i cambiamenti tecnologici.
 
CNEL: NEL BIENNIO 2023-2024 ATTIVATI 86 NUOVI CODICI CCNL/AEC
Il Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione collettiva registra in serie storica il numero di CCNL e Accordi economici collettivi depositati nell’Archivio CNEL: erano 267 nel 1995, 307 nel 2005, 587 nel 2015 e 1062 a dicembre 2024. Sono inoltre riportati i nuovi codici assegnati nel corso degli anni (50 solo nell’anno 2024) e quelli cancellati per cessazione di CCNL o per confluenza in altri CCNL. Nel biennio 2023-2024 risultano attivati 86 nuovi codici CCNL/AEC, dei quali 9 sottoscritti da organizzazioni sindacali storiche, comparativamente più rappresentative sul piano nazionale relativamente ai settori contrattuali del lavoro privato. Questi 9 CCNL risultano applicati a 132.637 lavoratori dipendenti, mentre gli altri 77 nuovi contratti o accordi riguardano appena 5.483 lavoratori.

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