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PRESENTATO OGGI IL RAPPORTO CNEL "I SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI 2024"

PRESENTATO OGGI IL RAPPORTO CNEL "I SERVIZI SOCIALI TERRITORIALI 2024"

Un’approfondita e originale analisi delle dinamiche di spesa dei comuni

02 dicembre 2024

Presentato oggi a Villa Lubin il Rapporto CNEL “I servizi sociali territoriali 2024”, giunto alla sua terza edizione. È un’approfondita e originale analisi delle dinamiche di spesa dei servizi sociali comunali, realizzata dall’Osservatorio nazionale sui Servizi Sociali Territoriali (ONSST), organismo istituito presso il CNEL.

Durante il convegno di presentazione, sono stati illustrati anche gli approfondimenti contenuti nel volume “Analisi della governance e della spesa dei servizi sociali territoriali”, pubblicato nella collana Quaderni del CNEL.


BRUNETTA: "SERVIZI SOCIALI, UN SETTORE CRUCIALE PER RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE"

“La rete dei servizi sociali territoriali è un’importante infrastruttura del welfare, che gioca - ha dichiarato il presidente Brunetta -  di un ruolo chiave nell’affrontare le grandi transizioni del nostro tempo: demografica, ambientale e digitale. Un settore cruciale per ridurre le disuguaglianze sociali e le disparità tra le diverse aree del Paese. Se questa rete viene meno o si indebolisce è il corpo vivo delle nostre comunità a risentirne. È la stessa democrazia a subire il colpo. È quindi fondamentale saper monitorare e ascoltare questa foresta che cresce e si trasforma. Serve trasparenza e capacità di misurazione. Come disse Lord Kelvin ‘Ciò che non si misura, non può essere migliorato’. Questo è il compito assegnato al CNEL, che oggi presenta il Rapporto annuale sui servizi sociali territoriali, giunto alla sua terza edizione. Quel che emerge è un quadro di luci ed ombre. È un sistema su cui negli ultimi anni si è investito, ma rimaniamo comunque sotto la soglia dello 0,5% del PIL. Permangono anche squilibri territoriali, sia secondo il tradizionale asse Nord-Sud sia all’interno delle stesse Regioni, penalizzando le aree interne, i piccoli centri, le zone periferiche. Su queste criticità occorre intervenire. Il CNEL offre un contributo concreto, non solo con l’attività di analisi e monitoraggio che ha nel Rapporto il suo principale output, ma anche con un documento di Osservazioni e Proposte, approvato dall’Assemblea all’unanimità la scorsa settimana, che vuole essere il primo passo per un disegno di legge. Un documento in cui si ribadisce l’attenzione per un segmento del welfare in cui è particolarmente evidente il valore dei corpi intermedi e il ruolo da essi svolto per l’inclusione delle persone e delle famiglie e per la tenuta stessa delle comunità”. 


GERIA: "INVESTIMENTI CRESCENTI MA RIMANGONO CRITICITÀ"
“In Italia abbiamo circa 2,2 milioni di persone in condizioni di vulnerabilità -  ha dichiarato il consigliere CNEL Alessandro Geria -  prese in carico dai servizi sociali territoriali, di cui circa un terzo costituito da bambini o famiglie con minori. Parliamo, quindi, di un ambito delle politiche pubbliche particolarmente rilevante e complesso. I dati che emergono dal nostro Osservatorio ci restituiscono l’immagine di un welfare sociale territoriale che ha visto negli ultimi anni un investimento crescente di risorse, una tendenza alla riduzione degli squilibri territoriali, un’evoluzione positiva dell’organizzazione amministrativa e del personale dei servizi. Permangono però alcune criticità riguardanti l’adeguatezza (solo lo 0,5%  del Pil investito) e i meccanismi di finanziamento del sistema; la permanenza di aree territoriali in difficoltà non soltanto secondo il tradizionale asse Nord-Sud, ma che seguono geografie interne alle stesse Regioni, penalizzando i territori a bassa urbanizzazione, i piccoli centri e le zone della cintura delle aree metropolitane; la difficoltà a realizzare aggregazioni tra Enti nella gestione dei servizi e modelli di intervento integrati tra i servizi sociali, sanitari, della formazione e del lavoro capaci di garantire percorsi di inclusione. Su questi aspetti – ha concluso Geria – abbiamo concentrato le nostre osservazioni e proposte relative alla governance, alla programmazione e al finanziamento delle politiche sociali, il cui rafforzamento è necessario per garantire uno sviluppo sostenibile”.


BELLUCCI: "TEMA PRIORITARIO PER GOVERNO"
“Il tema delle politiche sociali è prioritario per questo governo. Parliamo di tanti target con diverse esigenze, nel quadro di una grande complessità. Voglio ricordare le parole di Papa Francesco, quando dice che il nostro più che essere un tempo di cambiamenti è un cambiamento d’epoca. Penso alle grandi transizioni ambientale e digitale ma in primo luogo a quella demografica, che riguarda più direttamente le persone. Noi in Italia siamo un laboratorio unico per tanti versi. Siamo la prima nazione d’Europa per numero di anziani. C’è poi la questione della denatalità e quella delle speranze di vita. Dobbiamo conoscere la stagione che stiamo vivendo ed essere un modello, che faccia d’apripista per le altre nazioni. Vi è anche un tema di utilizzo delle risorse economiche. Negli ultimi 14 anni la spesa previdenziale è aumentata da 75 miliardi a oltre 160 miliardi. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha lavorato senza sosta per fornire strumenti efficienti al cittadino, primo su tutti il fascicolo sociale lavorativo. Questo strumento sarà fondamentale per avere una fotografia della distribuzione delle risorse nell’ambito sociale, affinché non si stratifichino su alcuni soggetti, escludendone altri. Le due parole chiave sono innovazione e condivisione. Anche in un’ottica di alleanza e collaborazione tra pubblico, privato e privato sociale”. È quanto ha dichiarato Maria Teresa Bellucci, Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.


BITTI: "RENDERE EFFICACE LA SPESA SOCIALE"
“È necessaria una nuova prospettiva sul tema della spesa sociale. In Italia non c’è solo un problema di risorse ma vi è spesso l’incapacità di rendere efficaci gli investimenti volti a implementare i servizi sociali a supporto dei cittadini. Le persone, specialmente i fragili, vanno coinvolte nei processi di inclusione sociale e lavorativa. Il CNEL sta lavorando si questo anche insieme alle Regioni e agli enti locali. Ad esempio, sul tema dei caregiver familiari il Consiglio ha lavorato in sinergia con la Regione Lazio, realizzando un rapporto ad hoc. Il coinvolgimento degli enti locali è essenziale per quantificare i fenomeni e per indagare su aspetti determinanti per l’efficacia della spesa sociale”. Così Fiovo Bitti, consigliere CNEL.


FALABELLA: "CAMBIARE MODELLO DI WELFARE, SISTEMA NON SIA PIÙ SOLO PROTETTIVO"
“Investire sulla spesa sociale non è un costo ma un beneficio per i cittadini e per il benessere degli enti locali. Dopo la pandemia la spesa sociale è aumentata ma sono cresciute anche le disuguaglianze. Le persone con disabilità sono rese deboli dai contesti sociali e da ambienti poco favorevoli alla loro integrazione. Bisogna cambiare modello di welfare, costruendo un sistema che non si limiti ad essere protettivo ma che sappia coinvolgere il cittadino, rendendolo parte di un percorso condiviso”. Lo ha affermato Vincenzo Falabella, consigliere CNEL.


ROSINA: "ANCORA SCARSO COLLEGAMENTO TRA SERVIZI SANITARI E SOCIALI"
“Nel Rapporto vengono evidenziati elementi di preoccupazione che interessano direttamente gli assistenti sociali. C’è uno scarso collegamento tra i servizi sanitari e quelli sociali. Non esiste al momento un processo di integrazione efficace. Il settore sanitario, che dovrebbe andare di pari passo con il comparto dei servizi sociali, ha tassi di pensionamento del 48% e rischia di svuotarsi. I professionisti dei servizi sociali, inoltre, non ricevono ancora adeguata formazione professionale”. Lo ha detto Barbara Rosina, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Assistenti sociali e componente dell’Osservatorio nazionale sui servizi sociali territoriali del CNEL.


Il Rapporto è stato presentato da Giulia Milan, ricercatrice ISTAT, e da Emanuele Padovani, Ordinario Università Alma Mater Studiorum Bologna. È, inoltre, intervenuta Caterina Capponi, assessore Regione Calabria e coordinatrice della Commissione politiche sociali della conferenza delle regioni e delle provincie autonome.



Ecco i principali dati del Rapporto: 


  • Aumento della spesa sociale

Si registra un aumento pari al +11,3% nella spesa sociale dei Comuni fra il 2019 e il 2021, anno in cui si è raggiunto il massimo storico di 8,4 miliardi di euro, ovvero 142 euro pro-capite. Si tratta ancora soltanto dello 0,47% del Pil. L’incremento sale al +23% fra il 2019 e il 2023, con un balzo del +7% nel periodo 2022-2023, arrivando a quasi il 16% della spesa corrente dei Comuni.


  • Effetti ancora incerti nel ridurre gli squilibri territoriali

Le variazioni pro-capite della spesa sociale mostrano differenze notevoli a livello provinciale. Realtà come Vibo Valentia con +129%, Benevento con +80% o Grosseto con +62% hanno registrato aumenti notevoli grazie alle risorse aggiuntive centrali post-pandemia. Tuttavia, non sempre l'incremento ha migliorato la situazione: Vibo Valentia, ad esempio, rimane ultima per livello di spesa (16 euro). In un terzo delle province, tra cui quasi tutte quelle della Sicilia, la spesa è cresciuta meno della media e rimane sotto il livello nazionale. Le province che hanno aumentato la spesa oltre la media sono soprattutto al Nord, nelle Marche e in Toscana. I dati del 2023 mostrano un certo recupero nel Sud (+48%) e nelle Isole (+29%), riducendo gli squilibri territoriali.


  • Piccolo non è bello

I Comuni densamente popolati tendono a investire maggiormente nella spesa sociale, mentre nei Comuni a bassa urbanizzazione (zone rurali e scarsamente popolate) la spesa è inferiore, riflettendo probabilmente minori esigenze o risorse. È quel che è stato evidenziato anche nell’ultima Relazione CNEL sui servizi della PA. Nelle città la spesa pro-capite risulta più alta nei Comuni capoluogo rispetto a quelli di cintura, accentuando il divario centro-periferia. Il 52% dei micro-comuni (meno di 500 abitanti) è sotto il fabbisogno standard.


  • Variabilità e disfunzionalità delle strutture di governance ed erogazione

Le strutture di governance dei servizi sociali territoriali variano notevolmente tra le Regioni. La gestione della spesa sociale è affidata principalmente ai singoli Comuni (67%), ma al Nord e al Sud si ricorre più spesso a forme di governance alternative (come i distretti), mentre nei Comuni del Centro e delle Isole il ruolo comunale resta predominante. Gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS), individuati dalle Regioni e sede principale per la programmazione e il coordinamento dei servizi sociali a livello locale, sono riconosciuti dall’evidenza empirica per l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati, ma presentano una significativa variabilità territoriale: solo un terzo coincide con i distretti sanitari e appena il 4% con i centri per l’impiego, creando potenziali disallineamenti con altre istituzioni territoriali.


  • Differenze accentuate fra territori interni alla medesima Regione

Le dinamiche di spesa sociale nei Comuni mostrano notevoli differenze anche all’interno delle singole Regioni. L’analisi svolta dal CNEL nel Rapporto 2024 su “I servizi sociali territoriali” si è concentrata non solo su base provinciale, ma anche – ed è un aspetto innovativo di questa terza edizione annuale del Rapporto – scomponendo i dati rispetto ai 604 Ambiti Territoriali Sociali (ATS). La variabilità più alta si registra in Campania (oscillando tra i 170 e gli 8 euro pro capite di spesa), in Lombardia (fra 245 e 13) e in Calabria (fra 93 e 7).


  •  Arretramento dell’impegno sugli anziani

L’infanzia e i minori rappresentano tra il 2019 e il 2023 il primo target della spesa sociale territoriale, mentre si registra un arretramento nella spesa rivolta agli anziani. Forti le oscillazioni tra i Comuni. Si va da un massimo di 1.419 euro per persona anziana residente di Bolzano, a un minimo di 5 euro a Vibo Valentia. Il secondo target per spesa è quello delle disabilità, dove si allocano dai 6.485 euro per persona disabile a Oristano a meno di un decimo, ossia 498 euro a Reggio Calabria.


  • Aumento degli interventi e servizi e degli assistenti sociali, ma con differenze territoriali

Gli interventi e servizi aumentano fra il 2019 e il 2021 del +8,8%, giungendo al 38% della spesa sociale territoriale. In aumento anche gli assistenti sociali, del 41%, mentre gli utenti dei servizi sociali sono cresciuti del 14%, con picchi del 40% in Regioni come Umbria, Sicilia, Puglia e Campania. Al contrario, Regioni come Piemonte, Liguria e Marche hanno registrato una tendenza negativa.


  • Contrasto alla povertà variabile

I contributi economici erogati direttamente dagli Enti Locali per il contrasto alla povertà sono pari a 11 euro pro-capite (per residente), con massimi a Bolzano (77 euro) e minimi a Vibo Valentia (1 euro). Nel Nord-Est si registra un fenomeno di allocazione di risorse superiore agli altri territori d’Italia in relazione ai bisogni: nonostante l’incidenza della povertà assoluta familiare sia al 7,1%, leggermente inferiore alla media nazionale del 7,7%, la spesa pro-capite in quest’area risulta la più elevata dell’intera penisola.


  • Scenario di distribuzione regionale dei servizi: qualcosa si muove

Il gruppo di Regioni con alta diffusione dei servizi e spesa sociale include ancora Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna. La Calabria, all’opposto, si distingue per la bassa spesa e incidenza degli interventi. Risaltano Basilicata, Campania, Sicilia e Molise per avere migliorato i servizi dal 2019, nonostante risorse investite ancora limitate.

 

IL DOCUMENTO CNEL DI OSSERVAZIONI E PROPOSTE

Su questi temi l’Assemblea del CNEL ha approvato lo scorso 28 novembre un documento di “Osservazioni e Proposte in materia di programmazione delle politiche sociali e rete integrata dei servizi”.

In sintesi, i punti più rilevanti:

a)   Rafforzamento delle strutture di governance locali

Per garantire i diritti costituzionalmente definiti su tutto il territorio nazionale è necessario strutturare quanto prima un sistema di governance locale più robusto. La struttura degli Ambiti Territoriali Sociali (ATS) deve poter contare su una propria natura giuridica e rispettare standard minimi e dimensioni territoriali ottimali, anche per favorire i processi di partecipazione delle forze sociali e del terzo settore. Va anche decisamente incentivata la gestione associata dei servizi a livello di ambito territoriale e va favorito l’effettivo inserimento delle ASP (Aziende pubbliche di servizi alla persona) nel sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali.

b)  Rete integrata dei servizi

La mancata applicazione in molte Regioni di quanto auspicato dal D.lgs. 147/17, riguardo alla coincidenza tra ATS, distretto sanitario e centri per l’impiego, limita la capacità di intervenire efficacemente su obiettivi comuni, secondo una logica di rete integrata.

c)   Sviluppo e integrazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS)

La positiva esperienza di definizione dei LEPS richiede, oggi, un loro completamento nelle aree ancora scoperte, con un investimento maggiore di risorse e un intervento di razionalizzazione e semplificazione delle linee di finanziamento dedicate alla loro realizzazione. È fondamentale anche sviluppare il sistema di monitoraggio, includendo nuovi indicatori.

d)  Diseguaglianze intraregionali: aree interne e periferie urbane

È necessario definire, con le Regioni e gli Enti locali, meccanismi che consentano di intervenire sulle diseguaglianze presenti all’interno dei sistemi locali di competenza regionale. I dati evidenziano sperequazioni intollerabili. Una specifica attenzione deve essere rivolta alle aree interne e ai piccoli comuni, dove la fragilità della rete dei servizi è accentuata dall’inadeguatezza delle risorse umane disponibili e la situazione di glaciazione demografica enfatizza esponenzialmente i fabbisogni socio-assistenziali, polarizzando le scarse risorse disponibili su interventi di natura cronica. Parimenti è necessario intervenire nelle zone periferiche delle aree metropolitane, soprattutto favorendo “alleanze” tra i corpi intermedi per contrastare le condizioni di degrado e rafforzare il capitale sociale del territorio.

e)   Segretariato sociale e Punti unici di accesso

È necessario potenziare gli investimenti destinati al rafforzamento delle attività di Segretariato sociale e dei Punti unici di accesso.

f)    Investimento in formazione e supporto tecnico

Le differenze territoriali richiedono una maggiore attenzione alla formazione e al supporto tecnico per le amministrazioni locali.

g)  Diritti dell’infanzia e adolescenza e interventi per i minori

Di particolare rilievo risultano i servizi a sostegno dei minori e delle famiglie in situazioni di difficoltà (povertà, disagio e devianza) che registrano una forte differenziazione territoriale e sui quali va approfondita la conoscenza.

 

L’OSSERVATORIO NAZIONALE SUI SERVIZI TERRITORIALI

L’Osservatorio nazionale sui servizi territoriali è stato istituito al CNEL nel 2021, nell’ambito della Commissione politiche sociali e sviluppo sostenibile. È stato poi ricostituito nella nuova Consiliatura. È composto dai consiglieri Alessandro Geria (coordinatore), Fiovo Bitti, Rossana Dettori, Paola Palmieri e Alessandro Rosina e dagli esperti Pierina Di Salvo, Veronica Mammì, Giulia Milan, Emanuele Padovani, Barbara Rosina, Antonio Vannisanti.

Nel prossimo futuro l’Osservatorio intende proseguire le proprie attività attraverso lo sviluppo di analisi e proposte tese in particolare a:

  • colmare il gap temporale nell'acquisizione e nell'elaborazione di dati ed informazioni, in particolare di ordine economico finanziarie, al fine di fornire indicazioni con maggiore reattività ai policy maker e agli stakeholder;
  • indagare il sistema di governance e la capacità amministrativa degli enti locali;
  • verificare l’avvio del processo di individuazione e finanziamento dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS), in vista del loro consolidamento e ampliamento con particolare riferimento alla condizione dei minori, delle persone disabili e degli anziani.

L’Osservatorio, tra l’altro, intende promuovere una riflessione sul tema dell’apporto del sistema delle fondazioni bancarie, delle camere di commercio e degli altri soggetti di natura privata aventi funzioni erogative nel settore delle politiche sociali alla rete integrata dei servizi.

Si vuole, inoltre, sviluppare l’attività conoscitiva sul ruolo dei caregiver familiari, avviata grazie a una collaborazione con la Regione Lazio.


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Cliccare qui per il Quaderno CNEL – N. 22 "Analisi della governance e della spesa dei servizi sociali territoriali"