“Il decreto di San Valentino sulla scala mobile, firmato il 14 febbraio 1984 dal primo governo a guida socialista, fu un passaggio cruciale nel modo di intendere la politica dei redditi. Un passaggio che cambiò la storia del nostro Paese. Il nemico dei salari era l’inflazione a due cifre e bloccare la scala mobile voleva dire difendere i salari reali, contrastare l’illusione monetaria. Non era facile spiegarlo ai lavoratori. Fargli capire che questo voleva dire stare dalla loro parte. Perché più massa salariale significava un’illusione di più salario. Non era facile perché era un ragionamento controintuitivo e anche impolitico. Ci fu una contrapposizione forte con il populismo miope e ideologico di una parte della sinistra e una parte del sindacato. Ma il referendum abrogativo voluto dal Pci alla fine non passò, con uno scarto di circa il 10% tra No e Si. Un risultato veramente straordinario, che dimostrò un grande senso di maturità e di saggezza dei lavoratori e del popolo sovrano. Ma va ricordato che dietro il decreto di San Valentino c’era un accordo complessivo di politica dello sviluppo, di oltre 50 pagine, volto a combattere l’inflazione e favorire più crescita e più occupazione, dalla parte dei lavoratori, delle loro famiglie, delle imprese. Quell’approccio rimane tutt’ora valido. Così come l’impegno per valorizzare il dialogo sociale. Oggi, dopo gli anni della disintermediazione, è l’ora del confronto costruttivo, della collaborazione, del ruolo dei corpi intermedi nel costruire una visione condivisa di Paese”. Così il presidente del CNEL Renato Brunetta in occasione dell’anniversario del decreto di San Valentino sulla scala mobile.