Si è svolto oggi al CNEL il convegno “Vivere la longevità. L’invecchiamento attivo nella transizione demografica per un welfare generativo”, organizzato da AUSER (Associazione per l’Invecchiamento Attivo), il cui presidente è il consigliere CNEL Domenico Pantaleo.
“Siamo all’interno di un cambiamento demografico epocale e la questione longevità – ha dichiarato il presidente del CNEL Renato Brunetta in apertura dei lavori – è l’altra faccia della medaglia della questione giovanile. Tanta attenzione dedichiamo all’una, tanta ne dobbiamo dedicare all’altra. E questo perché conviene. L’aumento della speranza di vita è un bene per le persone. Ma avere più anziani è anche una grande occasione dal punto vista economico, anche perché questa componente longeva della popolazione è sempre più spesso in buone condizioni di salute. Dobbiamo superare molti luoghi comuni. No alla ghettizzazione degli anziani. Perché si può essere attivi in modo diverso e lo si può essere anche da anziani, magari in maniera più altruistica di quando si era giovani. Si può essere attivi all’interno di un percorso di inclusività, di coesione sociale, di sostenibilità. Questo è uno straordinario vantaggio. Anche sotto il profilo vista della tenuta del welfare. Siamo dentro una rivoluzione culturale. Rompiamo gli schemi tradizionali. Penso anche agli stili di vita e al ruolo che possono giocare per l’invecchiamento attivo. Serve scuola, formazione, cultura per promuovere corretti stili di vita finalizzati al benessere delle persone e al tempo stesso alla sostenibilità del nostro welfare”.
L’INVECCHIAMENTO ATTIVO È UNA LEVA STRATEGICA STRUTTURALE E PREVENTIVA
“L’invecchiamento attivo - ha aggiunto il presidente del CNEL - è una leva strategica strutturale e preventiva per valorizzare una popolazione anziana che cresce sempre di più. La speranza di vita ha superato gli 83 anni, la quota di anziani in buona salute è circa il 38%. Il tema della longevità rappresenta una vera sfida per lo sviluppo del Paese. Servono politiche pubbliche che assumano una prospettiva proattiva, con il coinvolgimento delle comunità locali. Va potenziato il sistema dei servizi, in una logica sussidiaria. Va anche valorizzato il ruolo dei corpi intermedi, per rafforzare tutte quelle attività comunitarie e di relazione che vengono meno con i mutamenti dei profili famigliari. Ormai un terzo dei nuclei è composto di persone sole, molte delle quali anziane. Solitudine e isolamento peggiorano le condizioni di benessere e di salute. La rarefazione delle reti famigliari ha ripercussioni sulla capacità di prendersi cura dei più fragili, non solo gli anziani, ma anche bambini e disabili. E quindi richiama la necessità di potenziare e riequilibrare il welfare sociale, sanitario e sociosanitario”.
SISTEMA SERVIZI DI WELFARE IN CRESCITA MA ANCORA MOLTO FRAGILE
“Il nostro sistema dei servizi di welfare - ha ribadito - è in crescita ma è ancora molto fragile. Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sui servizi sociali territoriali del CNEL pur essendoci stato un balzo nel finanziamento del 22,3% tra il 2019 ed il 2023 della spesa sociale dei Comuni, questa rappresenta appena lo 0,7% del Pil, molto inferiore a quella dei maggiori Paesi europei. Peraltro, con una forte divaricazione territoriale. A ciò si associano limiti da un punto di vista della governance, che non permettono di spendere bene le risorse. Due elementi specifici vanno rimarcati perché caratterizzano la condizione degli anziani. Primo: mentre tutti i target di popolazione hanno visto incrementi di spesa, la rete degli interventi e servizi per anziani ha visto un arretramento dello 0,3% dal 2019 a 2021. Secondo punto: c’è una divaricazione territoriale nella spesa e negli interventi sociali che non segue soltanto la tradizionale frattura Nord/Sud, ma è molto più articolata, con differenziazioni e diseguaglianze profonde anche all’interno delle Regioni dal welfare più evoluto e penalizzando i Comuni più piccoli e le aree interne, zone nelle quali generalmente si addensa la presenza degli anziani”.
UN QUINTO DI CAREGIVER OVER 65 ASSISTE ALTRI ANZIANI
“Le dinamiche legate alla longevità - ha sottolineato Brunetta - impattano sul sovraccarico funzionale delle famiglie, che vedono già oggi una presenza notevole di caregiver informali rispetto agli altri principali Paesi europei e con maggiori difficoltà di conciliazione vita/lavoro. Il primo rapporto realizzato dal CNEL su questo tema attesta che i caregiver sono 7 milioni, pari a 10 volte il numero di tutti gli operatori impegnati nel SSN. Circa il 60% sono donne. Altro dato significativo: un quinto di anziani caregiver oltre 65anni assiste altri anziani o disabili del nucleo. I caregiver pur rappresentando una soluzione ai problemi del welfare sono ad esso invisibili e le loro domande ancora non sono riconosciute da una legge nazionale, che è ancora in discussione. Migliorare il settore dell’assistenza formale aiuterebbe a rendere l’assistenza informale una scelta piuttosto che una necessità e come CNEL ci siamo espressi chiaramente individuando le priorità di intervento nell’Ordine del giorno approvato lo scorso novembre sulle politiche sociali e approvando di recente la proposta di legge sulle Aziende pubbliche dei servizi alla persona, molte delle quali sono attive sul versante degli anziani”.
RENDERE OPERATIVI I PROCESSI DI RIFORMA
“In tema di anziani è necessario rendere operativi con maggiore decisione i processi di riforma, avviati anche a seguito del Pnrr, e spendere le risorse allocate. Pensiamo alla Legge per le politiche per gli anziani ancora in larga parte da applicare, a quella sulla disabilità, alla medicina territoriale a quella sui caregivers. Con due obiettivi concreti: indagare il sistema di governance e la capacità amministrativa degli enti locali, per garantire la massima efficacia ed efficienza degli interventi e dei servizi e per verificare l’avvio del processo di individuazione e finanziamento dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (LEPS), in vista del loro consolidamento e ampliamento, con particolare riferimento alla condizione dei minori, delle persone disabili e degli anziani. Per questo intendiamo proporre un disegno di legge CNEL che, rafforzando i principi della Legge 328/2000, proponga aggiornamenti ed innovazioni delle politiche sociali”, ha concluso.
PANTALEO: GUARDARE ALLE DINAMICHE DEMOGRAFICHE CON UN APPROCCIO POSITIVO
“In Italia negli ultimi 50 anni l’invecchiamento della popolazione – ha evidenziato il consigliere CNEL Domenico Pantaleo, presidente di Auser – è stato particolarmente rapido e accentuato, tra i Paesi sviluppati. E questo è anche il frutto di scelte economiche e sociali che hanno penalizzato i giovani. Anche sul piano del welfare sono state fatte scelte che hanno avuto effetti negativi sui processi demografici. Ci sono molti aspetti preoccupanti che spingono ad essere pessimisti. Ma io credo che dobbiamo guardare alle dinamiche demografiche con un approccio positivo. Per secoli la vecchiaia è stata vista come il passaggio finale dell’esistenza, mentre ora ci appare come una stagione della vita, in cui possiamo riscoprire molte cose. Naturalmente va vissuta bene e per questo è determinante la solidarietà. Perché, se è vero che oggi uno dei drammi dell’invecchiamento è la solitudine, allora la solidarietà è un mezzo fondamentale per un’inversione di tendenza. È poi fondamentale assumere una logica multidimensionale e non settoriale. E dobbiamo mettere insieme le generazioni. È importante, sia per i giovani che per gli anziani”.
FALASCA: NECESSARIO CAMBIO DI PARADIGMA
“È necessario – ha sottolineato Claudio Falasca, coordinatore della ricerca presentata da AUSER nel corso del convegno – un cambio di paradigma, per far sì che la crescente longevità divenga l’occasione per rivedere il nostro sistema di welfare, con politiche che puntino sull’invecchiamento attivo. La popolazione anziana deve diventare protagonista. Dobbiamo anche tener presente che nel 2040, secondo le stime, avremo 6 milioni di non autosufficienti. Se non ci sarà prevenzione e se non si investirà sull’istruzione e sulle politiche di invecchiamento attivo, ci sarà una e vera e propria emergenza nazionale”.
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